Ci risiamo. Qualche collega parla di riattualizzazione del trauma. I più ottimisti credevano in una sua scomparsa con l’estate. Tutti abbiamo sperato di sbagliarci. Purtroppo il Covid è tornato protagonista delle nostre giornate, appropriandosi dei nostri spazi, imponendoci distanziamenti e di fatto chiedendoci di azzerare la nostra vita relazionale, riducendola agli incontri con i congiunti.
Questa condizione, molto simile a quella che abbiamo vissuto la scorsa primavera, temo non possa essere del tutto assimilata alla precedente per almeno due ordini di motivi: il primo, e qui mi riaggancio alla riattualizzazione del trauma di cui accennavo in precedenza, è che conosciamo cosa ci aspetta; se questo dato a un primo sguardo può risultare positivo, d’altra parte ci racconta come spesso è la conoscenza stessa a essere alla base della sofferenza. Se conosco non è detto che io soffra meno, anzi. So cosa mi aspetta, so quanto quel che mi aspetta mi è costato e…qui la seconda ragione che mi porta a pensare che questa seconda ondata non sarà pari alla prima: non ho più le stesse energie. “Sono stanca” mi ha detto venerdì una paziente. Siamo stanchi. Stanchi dei telegiornali, stanchi dei dpcm, stanchi dell’incertezza, delle notizie, dei morti, di vedere che gli sforzi faticano a portare quei risultati tanto attesi, stanchi di non sapere quando arriverà la fine. Questa condizione non è chiaramente ottimale per affrontare un periodo che sappiamo dovrà essere probabilmente più lungo del precedente. Anzi, sappiamo che sarà lungo ma non sappiamo quanto.
Sono convinta, diversamente non avrei scelto questo mestiere, che, pur comprendendo perfettamente quali siano le enormi fatiche davanti alle quali ci troviamo, l’unico modo per affrontare in modo proficuo questa amara situazione è darsi la possibilità di renderla ESPERIENZA. Ciò significa non lasciare che sia l’evento in sé a travolgerci, ma diventare protagonisti, positivi, dell’evento stesso. Lo possiamo fare ciascuno a proprio modo e secondo le personali inclinazioni, nella consapevolezza che un tempo di dolore non è mai un tempo perso, bensì un’occasione per conoscere meglio se stessi.
Psicologa iscritta all’Albo degli Psicologi della Lombardia e psicoterapeuta ad indirizzo psicoanalitico relazionale specializzata presso la Scuola di Specializzazione “Il Ruolo Terapeutico” di Milano. Specialista in disturbi d’ansia, depressione, lutto, separazione e divorzi.