“Dico ai miei pazienti che l’ansia è un bel sintomo: forte è l’invito che rivolge loro a guardarsi dentro e a scoprire nuovi aspetti di sé.”
Sempre più di frequente sentiamo parlare di ansia. Secondo il rapporto Istat del 2017 sono due milioni e mezzo gli italiani che soffrono di disturbi d’ansia, mentre l’Osservatorio nazionale sull’impiego dei medicinali (OsMed) dell’Aifa ha registrato che la spesa per i derivati benzodiazepinici ansiolitici ha raggiunto nel 2008 i 377,2 milioni di euro.
L’ansia è definita come “uno stato psichico di un individuo, prevalentemente cosciente, caratterizzato da una sensazione di intensa preoccupazione o paura, spesso infondata, relativa a uno stimolo ambientale specifico, associato a una mancata risposta di adattamento da parte dell’organismo in una determinata situazione, che si esprime sotto forma di stress per l’individuo stesso”.
L’ansia quindi rappresenta il segnale che qualcosa fuori da me sta avvenendo e che quel qualcosa genera o potrebbe generare un’esperienza negativa per l’integrità psicofisica o per l’identità psicosociale. L’ansia quindi in sé e per sé è una normale modulazione dell’esperienza, diversa dall’angoscia e dal panico -con cui spesso viene confusa- che sono invece manifestazioni prolungate e acute di sofferenza.
Quando e perché si genera l’ansia?
Ciascuno di noi vive di due differenti bisogni: di appartenenza e di individuazione. Il primo è l’esigenza di adattarsi alla realtà circostante e di integrazione sociale, mentre il secondo è la necessità di differenziarsi dagli altri e di avere la propria individualità. Più chiaramente, il primo è legato alle aspettative sociali e a quanto è stato trasmesso e appreso dal contesto sociale di appartenenza, mentre il secondo è collegato ai desideri, aspirazioni e pensieri del singolo e dunque anche al desiderio di emancipazione ed evoluzione rispetto al contesto originario di appartenenza.
Ogni volta che uno dei due bisogni si attiva a scapito dell’altro si genera un conflitto e questo conflitto, a sua volta, genera ansia.
Perché alcune persone soffrono d’ansia e altre no?
In accordo con quanto sostiene Ghezzani, sono convinta che l’ansia colpisca maggiormente le persone sensibili, ovvero quegli individui che sono particolarmente recettivi degli stati d’animo, delle richieste e dei desideri altrui. Le persone sensibili sono dunque maggiormente sollecitate dalla necessità di appartenenza e per tale motivo risentono con maggiore frequenza del conflitto tra queste due parti. Questo a mio parere spiega efficacemente perché alcune persone riferiscono di provare ansia e altre decisamente meno.
Quali possono essere le sue diverse manifestazioni?
Come ho precedentemente scritto, l’ansia non è uno stato negativo, lo sono invece i suoi derivati, ovvero gli stati emotivi strutturati e che si presentano acuti o duraturi nel tempo, quali ad esempio l’attacco di panico, l’ansia generalizzata, l’agorafobia, la claustrofobia, l’ipocondria o tutte quelle altre manifestazioni che impediscono alla persona di vivere serenamente la propria quotidianità.
Come si può affrontare un disturbo d’ansia?
L’avvio di un percorso psicoterapeutico è una soluzione per i disturbi d’ansia e un efficace aiuto per l’integrazione del bisogno di appartenenza e di individuazione dei quali ciascuno di noi è portatore.
Ci sono alcune manifestazioni -in particolare l’attacco di panico- per cui la persona tende a chiedere una consulenza in tempi brevi, non potendo più sopportare la situazione di sofferenza. Al contrario, per altre manifestazioni meno evidenti ed acute spesso rilevo che i pazienti che soffrono d’ansia hanno rimandato la richiesta d’aiuto e che questo fino all’effettuazione della richiesta stessa non ha prodotto alcuna forma di risultato, se non un peggioramento della qualità della vita.
Psicologa iscritta all’Albo degli Psicologi della Lombardia e psicoterapeuta ad indirizzo psicoanalitico relazionale specializzata presso la Scuola di Specializzazione “Il Ruolo Terapeutico” di Milano. Specialista in disturbi d’ansia, depressione, lutto, separazione e divorzi.