[vc_column_text]Da diverso tempo mi occupo dei fenomeni legati all’uso e all’abuso di internet. Genitori e insegnanti mi richiedono consulenze e formazioni, riferendomi una sempre crescente sensazione di perdita di controllo e di smarrimento dinnanzi a quelle che spesse volte sono conseguenze di un cattivo uso di uno strumento così potente: la RETE.
Oggi vorrei scrivere dei fenomeni legati ad internet, lontana dal pensiero che la trattazione possa essere esaustiva, bensì con l’idea di offrire spunti a chi si trova a voler agire in campo educativo.
Internet –ma soprattutto i dispositivi medianti i quali ne facciamo uso- sta divenendo infatti veicolo attraverso cui prende vita e si realizza una spaccatura generazionale, quello tra i “nativi” e gli “immigrati” digitali, che almeno nella sua attuale forma sembra non avere precedenti. Ma si tratta di una situazione davvero così diversa dal conflitto che ha coinvolto le generazioni passate?
Innegabile una differenza: oggi tutto avviene alla luce del sole, tutto è tracciato, tutto visibile. La rete infatti facilita e agevola l’emersione di fenomeni che, prima del suo avvento, si sono giocati esclusivamente nel campo della realtà. Il bullismo ne è un esempio eclatante: si tratta infatti di un fenomeno a cui chiunque di noi, come spettatore, come vittima o come bullo ha assistito almeno una volta nella vita. E ancora, le sperimentazione di identità che ora hanno luogo sui social altro non sono che la versione moderna delle tinte ai capelli, delle mode e delle ribellioni che appartengono ai nostri ricordi di adolescenti.
Oggi per mezzo della rete, i genitori conoscono dei propri figli tutte quelle trasgressioni che un tempo rimanevano segrete e che, per tale motivo, non hanno mai rappresentato ragione di allarmismo.
Sia ben inteso che non ho ragione di giustificare in alcun modo gli atti –gravi- e reati cui ormai la cronaca ci ha abituati, e rispetto ai quali il mondo degli adulti è tenuto ad intervenire affinché non si ripetano. Voglio però ricordare che quella che consideriamo una frattura generazionale non si distanzia così radicalmente da ciò che conosciamo.[us_image image=”4242″]Gli adolescenti, i figli, che guardiamo con sospetto, non sono così diversi da noi, hanno gli stessi bisogni che noi adulti avevamo alla loro età, sebbene abbiano un modo differente per esprimerli. Necessitano ugualmente di regole, di attenzione, di limiti, di reale curiosità, di amore da parte del mondo adulto. Operano le medesime dinamiche in un campo –la rete- diverso, un campo che, come ho già avuto modo di scrivere, ha come caratteristica fondante la visibilità globale, ovvero l’IMPOSSIBILITÀ DI CANCELLARE. Ciò che avviene in rete è virale; può essere eliminato ma non si ha il controllo sulla sua diffusione e, soprattutto, non può essere rimosso dagli occhi e dai ricordi di chi ne ha avuto accesso. E poiché, come credo e ho già affermato, questo dato –la permanenza- rappresenta la reale novità rispetto al passato, gli interventi educativi, agiti in contesto familiare o scolastico, devono tener conto di questa peculiarità soprattutto nella programmazione di azioni preventive. Più semplicemente, in contesto educativo è necessario che gli adulti tengano conto dell’esistenza di un nuovo campo d’azione dell’adolescente e riguardo al quale è opportuno che siano adeguatamente informati: per educare è infatti necessario conoscere.
Permettetemi di affermare che talvolta l’uso di internet negli adolescenti rappresenta il fattore scatenante ed elettivo attraverso cui il mondo degli adulti manifesta la propria fatica, più che comprensibile, nella gestione della genitorialità in una fase -l’adolescenza- così ricca di complessità. Come ho già avuto modo di affermare, i genitori che incontro mi riferiscono una grande difficoltà ad identificare una modalità educativa esaustiva nella regolazione degli strumenti connessi alla rete. La verità è che non credo esista un sistema applicabile a tutti i figli. Ricordo che tra i miei compagni di scuola ve ne erano alcuni molto liberi, altri cui i genitori avevano imposto regole ferree. E non credo che a priori nessuna di quelle modalità fosse sbagliata: spessa imprecisa era la scelta dell’applicazione, ovvero la definizione A PRIORI del sistema educativo, che frequentemente non teneva conto delle caratteristiche proprie di ciascun bambino.
“Nessuno conosce meglio di un genitore il proprio figlio”, questo mi sento di affermare con certezza, e sono convinta che l’uso della rete vada regolato, così come tutte le altre sfere di vita, esattamente a partire da questo presupposto, considerando caratteristiche e peculiarità di ciascun figlio.
Psicologa iscritta all’Albo degli Psicologi della Lombardia e psicoterapeuta ad indirizzo psicoanalitico relazionale specializzata presso la Scuola di Specializzazione “Il Ruolo Terapeutico” di Milano. Specialista in disturbi d’ansia, depressione, lutto, separazione e divorzi.